Il cuore è un organo straordinario. Complesso ma ricco di fascinazioni che interessano medicina, ma anche arte e quotidianità. Alzi la mano chi, nella propria vita, non lo ha messo simbolicamente al primo posto. Può essere dettato da un sentimento di amore romantico o dalla passione per una squadra di calcio.
Che dire poi di quel batticuore che ci fa sentire vivi e che muove “il sole e l’altre stelle”, parafrasando Dante Alighieri.
Prevenzione e cura: l’importanza del cuore
Ma per quanto a noi piaccia, a volte tendiamo anche ad ignorarlo. Il più delle volte capita alle donne, come afferma Antonio Rebuzzi, Responsabile del Centro Cuore di Mater Dei General Hospital. Statisticamente sono loro a ignorare quei campanelli d’allarme e a sottovalutare la tempestività di un intervento.
“L’infarto, ovviamente, fa paura. Anche solo a sentirlo nominare. Eppure molto spesso non si riconosce o si scambia un dolore per un attacco di cuore quando invece è un banale risentimento muscolare. Facciamo chiarezza, però, con una premessa iniziale: se c’è un dubbio chiedere sempre aiuto al medico. Meglio uno spavento a lieto fine che un sintomo trascurato”, dice Rebuzzi.
Per questo motivo, l’imperativo rimane questo: “Ascoltare il proprio cuore e coglierne i segnali d’allarme”.
Il dolore al petto o allo stomaco non vanno trascurati
“Partiamo proprio dal dolore, un segnale che tutti conoscono ma che a volte viene frainteso. Un attacco cardiaco fa sentire un dolore al centro del petto e non a sinistra come spesso, erroneamente, si pensa. Ci sono poi casi in cui il dolore non si avverte, cosa frequente per esempio nei diabetici che presentano una neuropatia diabetica. Anche il dolore al braccio – altro segno piuttosto conosciuto – può non comparire oppure, anche se più raramente, può interessare il braccio destro invece che il sinistro. E’ un dolore che parte dal mignolo e si irradia al braccio. Ci capita a volte di vedere persone con un dolore alla scapola e all’omero convinti di avere un infarto in atto ed invece è artrite”, ha aggiunge Rebuzzi.
Un segno importante e che spesso viene sottovalutato è l’affanno che si liquida con un banale stress o stanchezza. “E poi c’è il dolore epigastrico. In passato, quando non si faceva il dosaggio degli enzimi, il 35% degli infarti inferiori venivano scambiati per gastriti. Oggi fortunatamente non succede più. Tutto questo ci fa capire quanto sia difficile capire i campanelli d’allarme che ci lancia il cuore”, spiega Rebuzzi
Il fattore tempo
Che fare dunque nel caso in cui c’è il dubbio che il cuore stia facendo le capriole? O addirittura che un infarto sia in corso?
“Non perdere tempo e chiedere l’aiuto medico. Meglio una corsa in più che in meno. La pratica ci dice che la stragrande maggioranza delle persone convinta di avere un infarto arriva ai pronto soccorso accompagnato da un familiare o un amico e non con l’autoambulanza. In ogni caso è davvero importante la tempestività, meglio se si sceglie una struttura adeguata a farsi carico di un attacco cardiaco”, suggerisce Rebuzzi.
Il cuore richiede alta specializzazione: il fattore competenza
Se il fattore tempo è importante altrettanto lo è il fattore ‘competenza’. Soprattutto quando si parla di cuore: dalla prevenzione alla diagnosi precoce al trattamento.
Il Centro Cuore Mater Dei è un punto di riferimento importante sul Territorio. Per l’alta specializzazione, per le tecnologie all’avanguardia ma anche e soprattutto perché riesce a farsi carico del paziente – quando necessario – accompagnandolo dalla diagnosi fino alla parte interventistica.
Come afferma Rebuzzi: “Il Centro Cuore Mater Dei è completamente dedicato alla presa in carico dei pazienti, 7 giorni su 7, 24 ore su 24 proprio perché il fattore tempo è fondamentale. C’è una guardia medica cardiologica sempre presente che può contare sulle tecnologie più avanzate. In generale, comunque, si tratta di un polo di eccellenza articolato in vari settori correlati fra di loro: dalla diagnostica cardiologica all’emodinamica (angioplastica nella fase acuta dell’infarto) alla pura cardiochirurgia”.
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