Il morbo di Parkinson è una malattia degenerativa lentamente progressiva di aree specifiche del cervello. È caratterizzata da tremore quando i muscoli sono a riposo, aumento del tono muscolare, rallentamento dei movimenti volontari e difficoltà a mantenere l’equilibrio. In molte persone viene compromesso il pensiero, oppure si sviluppa demenza.
Solitamente, la malattia di Parkinson compare tra i 50 e i 79 anni. Raramente, si manifesta nei bambini o negli adolescenti. Cambiamenti all’interno del cervello
Nella malattia di Parkinson, si osserva una degenerazione delle cellule nervose in parte dei gangli basali (chiamate substantia nigra).
I gangli basali sono aggregati di cellule nervose situati in profondità nel cervello che aiutano a:
avviare e regolare i movimenti muscolari volontari
sopprimere i movimenti involontari
Coordinare le variazioni posturali
Quando il cervello invia un impulso per muovere un muscolo (ad esempio per sollevare un braccio), l’impulso passa attraverso i gangli basali. Come tutte le cellule nervose, quelle nei gangli basali rilasciano messaggeri chimici (neurotrasmettitori) che attivano la cellula nervosa successiva nel percorso per inviare un impulso. Un neurotrasmettitore chiave nei gangli basali è la dopamina. Il suo effetto generale è quello di aumentare gli impulsi nervosi ai muscoli. Quando le cellule nervose dei gangli basali subiscono una degenerazione, producono meno dopamina e il numero di connessioni tra le cellule nervose nei gangli basali diminuisce. Di conseguenza, i gangli basali non riescono a controllare i movimenti muscolari come farebbero normalmente, con conseguente tremore, movimenti lenti (bradicinesia), tendenza a muoversi meno (ipocinesia), problemi di postura e deambulazione e una parziale perdita di coordinazione.
Cause della malattia di Parkinson
Nella malattia di Parkinson, la sinucleina (una proteina cerebrale che aiuta le cellule nervose a comunicare) forma degli ammassi detti corpi di Lewy nelle cellule nervose. I corpi di Lewy sono costituiti da sinucleina ripiegata erroneamente. La sinucleina può accumularsi in diverse regioni dell’encefalo, in particolare nella substantia nigra (in profondità all’interno del cervello) e interferire con la funzione cerebrale. I corpi di Lewy si accumulano spesso in altre parti del cervello e del sistema nervoso, suggerendo che possano essere implicati in altri disturbi. Nella demenza da corpi di Lewy, questi corpi si formano nello strato esterno del cervello (corteccia cerebrale). Possono anche essere implicati nella malattia di Alzheimer e ciò spiegherebbe perché circa un terzo delle persone con malattia di Parkinson presenta sintomi della malattia di Alzheimer e perché alcune persone con malattia di Alzheimer sviluppano i sintomi di Parkinson. Circa il 10% delle persone con la malattia di Parkinson ha parenti che ne sono o ne sono stati affetti. Inoltre, sono state identificate diverse mutazioni genetiche che possono causare la malattia di Parkinson.
Vi sono sempre più prove del fatto che la malattia di Parkinson fa parte di un disturbo più diffuso. caratterizzato da un accumulo della sinucleina non solo nel cervello, ma anche nelle cellule nervose situate nel cuore, esofago, intestino e altrove. Di conseguenza, questo disturbo provoca altri sintomi, come stordimento quando una persona si alza in piedi, stipsi e difficoltà di deglutizione, a seconda dei siti di accumulo della sinucleina.
I sintomi
Solitamente, la malattia di Parkinson inizia in modo impercettibile e progredisce gradatamente.
Il primo sintomo è il tremore in circa due terzi delle persone. Problemi di movimento o una riduzione del senso dell’odorato nella maggior parte degli altri
I tremori presentano di solito le seguenti caratteristiche:
Sono grossolani e ritmici
Solitamente si manifestano in una mano quando è a riposo (tremore da riposo)
Spesso coinvolgono la mano che si muove come se stesse facendo rotolare piccoli oggetti (chiamato contar monete)
Diminuiscono quando si muove volontariamente la mano e scompaiono completamente durante il sonno
Possono peggiorare in caso di stress emotivo o astenia
Possono infine avanzare all’altra mano, alle braccia e alle gambe
Possono colpire anche le mascelle, la lingua, la fronte, le palpebre e, in misura inferiore, la voce
In alcune persone, questo sintomo non si sviluppa mai. A volte, il tremore diventa meno evidente via via che la malattia progredisce.
La malattia di Parkinson causa in genere anche i seguenti sintomi:
Rigidità: i muscoli diventano rigidi, rendendo difficile il movimento. Quando il medico cerca di piegare l’avambraccio del paziente o di allungarlo, questo resiste al movimento e, quando si muove, il movimento inizia e si interrompe, come a scatti (rigidità a ruota dentata).
Rallentamento dei movimenti: I movimenti diventano lenti, meno ampi e sono difficili da iniziare. Pertanto, i soggetti tendono a muoversi meno. Quando si muovono meno, il movimento diventa più difficile perché le articolazioni si irrigidiscono e i muscoli si indeboliscono.
Difficoltà a mantenere l’equilibrio e la postura: la postura diventa curva ed è difficile mantenere l’equilibrio. Le persone quindi tendono a cadere in avanti o indietro. Poiché i movimenti sono rallentati, spesso non riescono a muovere le mani abbastanza rapidamente da frenare la caduta. Questi problemi tendono a svilupparsi più tardi nella malattia.
Diventa difficile camminare, in particolare fare il primo passo. Una volta iniziato a camminare, l’andatura è strascicata con passi brevi e braccia piegate all’altezza della vita che oscillano leggermente o per niente. Mentre camminano, alcune persone hanno difficoltà e fermarsi o a girare.
La rigidità e la diminuzione della mobilità possono contribuire al dolore muscolare e all’affaticamento. La rigidità dei muscoli interferisce con molti movimenti: girarsi nel letto, entrare e uscire da un’auto e alzarsi da una poltrona. Solitamente le attività quotidiane (come vestirsi, pettinarsi, mangiare e lavarsi i denti) richiedono maggior tempo.
Dal momento che le persone hanno spesso difficoltà a controllare i piccoli muscoli delle mani, le attività quotidiane, come abbottonarsi una camicia o allacciarsi le scarpe, diventano sempre più difficili. La maggior parte di coloro che sono affetti da malattia di Parkinson ha una grafia tremolante e piccola (micrografia) perché è difficile iniziare e mantenere ogni tratto della penna. Questi sintomi possono essere presi a torto per debolezza. Tuttavia, la forza e la sensibilità sono solitamente normali.
Il viso diventa meno espressivo (come una maschera) perché i muscoli facciali che controllano l’espressione non si muovono come farebbero normalmente. Questa mancanza di espressione può essere confusa con la depressione, oppure si rischia di non accorgersi della depressione (che è comune nelle persone con la malattia di Parkinson). Alla fine, il viso può cristallizzarsi in uno sguardo fisso nel vuoto con la bocca aperta e gli occhi che ammiccano raramente. Spesso le persone sbavano o si soffocano perché i muscoli del viso e della gola sono rigidi, rendendo difficile la deglutizione. Parlano spesso piano con tono uniforme e a volte a scatti, perché hanno difficoltà ad articolare le parole.
I sintomi mentali, compresi quelli psicotici, possono essere provocati dalla malattia di Parkinson o da un farmaco usato per trattarla.
I farmaci usati per trattare la malattia di Parkinson possono anch’essi provocare problemi, come comportamento compulsivo-ossessivo o difficoltà a controllare gli impulsi, portando per esempio a gioco o collezionismo compulsivo.
Trattamento della malattia
Gli accorgimenti generali usati per trattare la malattia di Parkinson possono aiutare le funzionalità della persona.
Molti farmaci possono facilitare il movimento e consentire funzionalità efficace per molti anni. La base del trattamento della malattia di Parkinson è levodopa più carbidopa.
Altri farmaci sono generalmente meno efficaci della levodopa, ma alcune persone possono trarne vantaggio, in particolare se la levodopa non è tollerata o non è adeguata. Ma nessun farmaco può curare la malattia.
Possono essere necessari due o più farmaci. Per le persone più anziane, le dosi sono spesso ridotte. Vengono evitati i farmaci che causano o aggravano i sintomi, in particolare gli antipsicotici.
I farmaci usati per trattare la malattia di Parkinson possono avere effetti collaterali problematici. Se le persone notano effetti insoliti (come difficoltà a controllare urgenze e stato confusionale), devono riferirli al proprio medico. Non devono interrompere l’assunzione del farmaco a mano che non sia il medico a prescriverlo.
Viene presa in considerazione la stimolazione cerebrale profonda, un intervento chirurgico, se le persone sono nella fase avanzata della malattia, ma senza demenza né sintomi psichiatrici e se i farmaci sono inefficaci o hanno effetti collaterali gravi.
Vari accorgimenti semplici possono aiutare chi è affetto da malattia di Parkinson a mantenere mobilità e indipendenza:
Continuare a svolgere il maggior numero di attività quotidiane possibile
Seguire un programma di attività fisica regolare
Semplificare i compiti quotidiani, ad esempio sostituire i bottoni sugli abiti con del velcro, oppure acquistare scarpe con chiusure in velcro.
Usare altri dispositivi di ausilio, come laccetti tira cerniere e uncini per bottoni
Delle piccole modifiche possono rendere la casa più sicura per le persone con malattia di Parkinson:
Togliere i tappetini per evitare di inciampare
Installare delle sbarre in bagno e dei corrimano nei corridoi e in altre zone per ridurre il rischio di caduta
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