Colesterolo alto: cause e strategie per abbassarlo
- Gruppo Sadel

- 4 ore fa
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Il colesterolo alto (ipercolesterolemia) è uno dei principali fattori di rischio per aterosclerosi e malattie cardiovascolari. Il colesterolo, in sé, è una molecola essenziale (è parte delle membrane cellulari e serve per produrre ormoni), ma quando circola in eccesso nel sangue – in particolare sotto forma di LDL (il cosiddetto “colesterolo cattivo”) – tende a depositarsi nelle pareti delle arterie formando placche. Da qui l’importanza di mantenerlo entro livelli ottimali.
Cause dell’ipercolesterolemia: Possono essere genetiche o ambientali, spesso una combinazione di entrambe.
Dieta scorretta: un’alimentazione ricca di grassi saturi e trans aumenta il colesterolo LDL. Questi grassi si trovano in abbondanza in cibi come carni grasse, insaccati, formaggi stagionati, burro, panna, fritti industriali, snack confezionati con oli idrogenati, fast food. Anche un eccesso calorico (che porta a sovrappeso) e zuccheri semplici può alzare i trigliceridi e il colesterolo. Viceversa, una dieta ricca di fibre e grassi insaturi (es. olio d’oliva, pesce) tende a migliorare il profilo lipidico.
Familiarità: esistono forme ereditarie, come l’ipercolesterolemia familiare, in cui una mutazione genetica causa colesterolo altissimo fin da giovani (spesso LDL > 200 mg/dl). In questi casi anche uno stile di vita perfetto non basta e quasi sempre servono farmaci. Ma anche senza una mutazione specifica, la tendenza al colesterolo alto può “correre in famiglia” per predisposizione genetica.
Stile di vita sedentario: l’attività fisica aiuta ad aumentare l’HDL (colesterolo “buono”) e a ridurre l’LDL e i trigliceridi. La sedentarietà fa l’opposto, contribuendo a colesterolo e peso alti.
Sovrappeso/Obesità: spesso associati a dislipidemia (colesterolo e trigliceridi alti, HDL basso). Il grasso addominale in particolare influenza negativamente il metabolismo lipidico.
Fumo di sigaretta: abbassa l’HDL e danneggia le arterie, aggravando l’effetto del colesterolo alto.
Età e sesso: col passare degli anni il colesterolo tende a salire. Le donne in pre-menopausa spesso hanno colesterolo più basso degli uomini coetanei (gli estrogeni proteggono un po’), ma dopo la menopausa il loro colesterolo LDL può aumentare superando quello maschile.
Malattie concomitanti: diabete e ipotiroidismo, ad esempio, si associano spesso a colesterolo elevato. Anche sindrome metabolica e malattia renale cronica possono alterare i lipidi.
Valori desiderabili: Le linee guida indicano come valori ottimali generali: Colesterolo totale <200 mg/dl, LDL < 100 (meglio <70 mg/dl se si hanno già problemi cardiaci o rischi elevati), HDL > 40 (uomini) o > 50 (donne) mg/dl, Trigliceridi <150 mg/dl. Tuttavia l’obiettivo LDL va personalizzato in base al rischio cardiovascolare: se uno ha già avuto un infarto o ha diabete, si punta a livelli LDL molto più bassi (anche <55 mg/dl secondo le linee guida più recenti). Per una persona giovane e sana senza altri fattori di rischio, LDL intorno a 100-130 può essere tollerato, anche se <100 è preferibile.

Strategie per abbassare il colesterolo
Alimentazione mirata: È il primo intervento. Consigli pratici:
Ridurre i grassi saturi: limitare carni rosse grasse, insaccati, burro, lardo, formaggi (consumare quelli magri e con moderazione). Preferire proteine magre come carni bianche (pollo, tacchino) o pesce. Tra i latticini, meglio yogurt e latte scremato.
Eliminare i grassi trans: controllare le etichette ed evitare prodotti con “oli vegetali idrogenati” (es. certi snack, margarine scadenti, creme spalmabili di bassa qualità). Anche i fast food fritti spesso ne contengono.
Aumentare il consumo di frutta, verdura e legumi: forniscono fibre solubili che intrappolano il colesterolo a livello intestinale riducendone l’assorbimento. Avena, orzo, legumi, mele, carote sono esempi di cibi ricchi di fibre solubili (beta-glucani e pectine) utili per il colesterolo.
Scegliere grassi “buoni”: condire con olio extravergine d’oliva (ricco di acido oleico che favorisce HDL e abbassa LDL), mangiare frutta secca (noci, mandorle) in quantità moderate: apporta grassi mono e polinsaturi e steroli vegetali che aiutano a ridurre LDL. Consumare pesce ricco di omega-3 (salmone, sgombro, sardine) un paio di volte a settimana: gli omega-3 possono ridurre i trigliceridi e hanno effetto protettivo cardiovascolare.
Aumentare gli alimenti con steroli/stanoli vegetali: sono sostanze simili al colesterolo che ne competono l’assorbimento intestinale. Si trovano in piccole quantità in oli vegetali, noci, cereali integrali, ma esistono anche cibi “arricchiti” (per es. alcuni yogurt o margarine funzionali) con steroli vegetali, che se assunti regolarmente (2g/die) possono abbassare l’LDL di un 5-10%. Vanno usati sotto controllo se uno assume già farmaci ipocolesterolemizzanti.
Limitare zuccheri e carboidrati raffinati se i trigliceridi sono alti o se c’è sindrome metabolica: troppi zuccheri nel fegato vengono convertiti in grassi (trigliceridi) che possono peggiorare il quadro lipidico.
Moderare il consumo di alcolici, specie se trigliceridi alti (l’alcol li fa salire).
Dieta mediterranea complessiva è un ottimo modello: studi come PREDIMED hanno dimostrato che seguire la dieta mediterranea arricchita con olio EVOo o frutta secca migliora il profilo lipidico e riduce gli eventi cardiovascolari.
Attività fisica: L’esercizio regolare (150 minuti a settimana di moderato) aiuta ad aumentare il colesterolo HDL (buono) e abbassare trigliceridi, oltre a favorire la perdita di peso. Anche l’LDL può ridursi con l’esercizio, sebbene l’effetto più consistente sia sull’aumento di HDL. L’attività di resistenza (cardio) combinata a un po’ di esercizi di forza è ideale.
Perdere peso in eccesso: Se si è sovrappeso, dimagrire migliora notevolmente il profilo lipidico. Spesso colesterolo e trigliceridi alti rientrano nella norma perdendo il 5-10% del peso e mantenendolo.
Smettere di fumare: Il fumo abbassa i livelli di HDL e rende le LDL più ossidate (ancor più dannose per le arterie). Smettere contribuisce a rialzare l’HDL e ridurre il rischio cardiovascolare.
Integratori nutrizionali: Alcuni integratori possono dare un aiuto aggiuntivo, anche se non sostituiscono dieta e farmaci quando servono. Tra questi: lievito di riso rosso (contiene monacolina K, una statina naturale), berberina (alcaloide vegetale con effetto ipocolesterolemizzante), policosanoli, omega-3 (utili soprattutto per abbassare i trigliceridi). È importante parlarne col medico, perché ad esempio il riso rosso ha gli stessi possibili effetti collaterali delle statine e non va combinato con queste senza controllo.
Farmaci ipolipemizzanti: Se nonostante lo stile di vita i valori rimangono alti – specialmente LDL – o se il rischio cardiovascolare del paziente è elevato (per presenza di altre patologie), il medico prescriverà dei farmaci. Le statine(simvastatina, atorvastatina, rosuvastatina etc.) sono il cardine: riducono la produzione di colesterolo nel fegato e possono abbassare l’LDL anche del 30-50%, oltre ad avere un effetto protettivo sulle arterie (stabilizzano le placche). Sono molto efficaci nel prevenire infarti e ictus, specialmente in chi ha già malattia cardiovascolare. Altri farmaci: ezetimibe (riduce l’assorbimento intestinale di colesterolo), fibrati (per trigliceridi alti), acidi grassi omega-3 concentrati (trigliceridi), e recentemente gli anticorpi monoclonali PCSK9-inibitori, che sono iniettabili e possono abbattere l’LDL anche >60% (riservati a casi severi o familiari). La terapia farmacologica va di solito proseguita a lungo termine, con controlli periodici per aggiustare dosaggio e monitorare tollerabilità (ad es. le statine richiedono monitoraggio degli enzimi epatici e attenzione a dolori muscolari).
Controlli regolari: Chi ha colesterolo alto deve controllare i livelli ematici come da indicazioni mediche (in genere ogni 3-6 mesi se in aggiustamento terapia, poi almeno annualmente). Inoltre, vanno tenuti d’occhio gli altri fattori di rischio: pressione, glicemia, eventuale ECG se necessario. Il trattamento del colesterolo va inserito in una visione globale del rischio cardiovascolare: più fattori di rischio si correggono (fumo, ipertensione, diabete…), maggiore la protezione.




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