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Asma bronchiale

  • Immagine del redattore: Gruppo Sadel
    Gruppo Sadel
  • 8 feb
  • Tempo di lettura: 5 min

L’asma bronchiale è una malattia infiammatoria cronica delle vie aeree caratterizzata da episodi ricorrenti di difficoltà respiratoria (broncospasmo). Si tratta di una condizione molto comune (colpisce circa il 5-10% della popolazione mondiale, inclusi molti bambini). Vedere o provare un attacco d’asma può essere spaventoso – la sensazione di “fame d’aria” è molto intensa – ma oggi sappiamo gestire questa patologia in modo che chi ne soffre possa condurre una vita del tutto normale. In questa sezione spiegheremo cos'è l’asma, perché i bronchi reagiscono in modo eccessivo, come riconoscerne i sintomi e quali terapie (farmaci e accorgimenti ambientali) permettono di tenerla sotto controllo. Il messaggio è rassicurante: con cure adeguate l’asma può essere ben controllata, evitando crisi serie e permettendo di fare sport e attività come tutti gli altri.


Nell’asma bronchiale, i bronchi (i condotti che portano l’aria ai polmoni) si infiammano e diventano iperreattivi, restringendosi in risposta a vari stimoli. Questo restringimento (broncospasmo) è in gran parte reversibile, cioè i bronchi possono tornare aperti spontaneamente o grazie ai farmaci. Ma cosa scatena il broncospasmo? L’asma è spesso legata a una predisposizione allergica (atopia): in molti asmatici il contatto con allergeni come acari della polvere, pollini, peli di animali o muffe provoca la reazione asmatica. Oltre agli allergeni, ci sono altri trigger: l’aria fredda, l’esercizio fisico intenso (asma da sforzo), le infezioni virali (un banale raffreddore può scatenare un attacco in un asmatico), il fumo e gli inquinanti atmosferici, e perfino fattori emotivi (un pianto un'arisa molto intensa, o stress). Nontuttigliasmaticireagisconoaglistessistimoli: c’è molta variabilità individuale. Alla base dell’asma vi è una predisposizione genetica (spesso c’è familiarità: altri in famiglia con asma, eczema o rinite allergica) e alterazioni immunitarie: nei bronchi degli asmatici c’è un’infiammazione cronica con cellule immunitarie (eosinofili, mastociti) e mediatori chimici che rendono la mucosa bronchiale sempre “in allerta”. Questa infiammazione di fondo spiega perché i bronchi reagiscono in modo esagerato a stimoli anche minimi (iperreattività bronchiale). Di per sé l’asma non è psicosomatica, ma mente e corpo sono collegati: lo stress può peggiorare l’asma e un’asma non ben controllata causa stress e ansia – quindi vanno affrontati entrambi gli aspetti. È interessante notare che l’asma spesso si associa o alterna ad altre malattie atopiche: ad esempio molti asmatici da piccoli avevano la dermatite atopica o soffrono di rinite allergica (il cosiddetto “marcia atopica”). In sintesi, l’asma è una condizione complessa risultante dall’interazione tra genetica, immunologia e ambiente.

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I sintomi tipici dell’asma sono inconfondibili: respiro sibilante (un fischio o sibilo quando si espira), fame d’aria (dispnea) che può comparire a riposo o durante sforzi modesti, tosse secca e senso di costrizione toracica, quasi come una morsa al petto. Questi sintomi spesso peggiorano di notte o al mattino presto, e migliorano spontaneamente o con l’uso di un broncodilatatore inalatorio. Un attacco d’asma lieve può presentarsi come tosse insistente e leggera difficoltà a respirare dopo un’attività; un attacco grave invece porta a respirazione molto difficoltosa, labbra cianotiche, bisogno di sedersi, usare i muscoli del collo per respirare e parlare a monosillabi. Fortunatamente, con la terapia giusta si cerca di evitare di arrivare a crisi così serie. La diagnosi di asma viene sospettata dalla sintomatologia (specie se c’è variabilità nel tempo e relazione con trigger specifici) e confermata da esami della funzione respiratoria. Il test principale è la spirometria con broncodilatatore: il paziente soffia in un apparecchio che misura la quantità d’aria espirata e la velocità; nell’asma non controllata si vede un’ostruzione bronchiale (flussi ridotti) che migliora nettamente dopo inalazione di un farmaco broncodilatatore. Questo conferma la reversibilità tipica dell’asma. A volte la spirometria a riposo è normale (asma intermittente): in tal caso si può fare un test di provocazione bronchiale (in cui si somministra una sostanza che provoca un leggero broncospasmo, come la metacolina, e si vede se il paziente reagisce più del normale).



La gestione dell’asma si basa su due pilastri: controllare l’infiammazione cronica dei bronchi e bloccare rapidamente i sintomi quando si presentano. Per il controllo a lungo termine si usano farmaci di fondo (da prendere ogni giorno) che mantengono i bronchi meno infiammati e reattivi: i più importanti sono i corticosteroidi inalatori (es. beclometasone, budesonide, fluticasone),che in piccole dosi riducono l’infiammazione locale con pochi effetti sistemici. Spessolo steroide inalatorio si associa a un broncodilatatore a lunga durata (LABA) nello stesso inalatore, per tenere aperti i bronchi 12-24 ore. Altri controller sono i leucotriene antagonisti (montelukast) per asma lieve o in aggiunta, e terapie biologiche (anticorpi monoclonali anti-IgE, anti-IL5, ecc.) riservate alle forme gravi eosinofiliche. Per il sollievo rapido dei sintomi, invece, tutti gli asmatici dispongono di un inalatore di broncodilatatore rapido (SABA) come il salbutamolo: è il classico spray “salva-vita” da usare ai primi segni di crisi, che rilassa i muscoli dei bronchi e fa passare in pochi minuti il respiro sibilante. In passato si consigliava di usarlo al bisogno, ma oggi nelle linee guida si tende a preferire già dall’inizio un approccio che combini steroide + broncodilatatore, anche al bisogno, per non trattare mai il sintomo senza curare l’infiammazione. Seguire correttamente la terapia è cruciale: molte crisi avvengono perché il paziente ha trascurato i farmaci di mantenimento pensando di stare bene, o usa male gli inalatori (una buona tecnica inalatoria va imparata col medico/farmacista). Accanto ai farmaci, vanno gestiti i fattori scatenanti: ad esempio, se l’asma è allergica agli acari, è importante bonificare la camera da letto (materasso e cuscino antiacaro, niente moquette o peluche, lavare spesso lenzuola ad alta temperatura). Se allergici ai pollini, nelle stagioni critiche tenere le finestre chiuse nelle ore di picco pollinico e magari usare un filtro antipolline in auto. Bisogna evitare il fumo (che irrita i bronchi) e possibilmente anche il fumo passivo. L’esercizio fisico in realtà fa bene agli asmatici, purché l’asma sia controllata: molti atleti olimpici sono asmatici! Basta eventualmente usare il broncodilatatore 10 minuti prima di iniziare (profilassi dell’asma da sforzo) e fare un riscaldamento graduale. A volte si consiglia di indossare una sciarpa su naso e bocca se si fa sport al freddo (per riscaldare l’aria inspirata). Gestire lo stress e le emozioni forti aiuta a ridurre un trigger meno noto ma reale. Nelle forme allergiche gravi, si può valutare con l’allergologo l’immunoterapia specifica (vaccino desensibilizzante) verso l’allergene, per ridurre la reattività. E in generale, è utile un piano d’azione scritto concordato col medico: sapere riconoscere i segni di peggioramento (ad es. bisogno di usare troppe volte il ventolin) e come regolare la terapia di conseguenza, quando consultare il medico o andare al PS, ecc. Questo dà sicurezza al paziente e spesso previene attacchi gravi.


Con l’asma si può vivere a pieno ritmo: lo dimostrano milioni di persone e sportivi eccellenti. La chiave è conoscere la propria malattia e aderire al trattamento. Per esempio, tenete un diario dell’asma: segnate i sintomi, l’uso dell’inalatore al bisogno e le situazioni scatenanti, e portatelo alle visite di controllo – aiuterà il medico a capire se l’asma è sotto controllo o se serve aggiustare la terapia. Assicuratevi di usare gli inalatori nel modo giusto: un uso scorretto (poca coordinazione mano-respiro, oppure non sciacquare la bocca dopo il cortisone inalato) può ridurne l’efficacia o dare effetti collaterali (mughetto orale). Non abbiate timore del termine “cortisone”: i dosaggi inalatori per l’asma sono molto bassi e vanno direttamente ai bronchi, gli effetti sistemici sono minimi rispetto ai benefici (evitare attacchi e danni da infiammazione cronica).



 
 
 

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