In accordo con la definizione proposta dalla World Allergy Organization, l’allergia alle proteine del latte vaccino (APLV) è una reazione di ipersensibilità nei confronti del latte vaccino basata su specifici meccanismi immunologici.
Frequenza
Interessa una percentuale di bambini compresa tra il 2 e il 6%, con una prevalenza massima nel primo anno di vita. Al di sotto dei tre anni è la più frequente causa di allergia, ma può essere diagnosticata a qualsiasi età.
È più frequente nel lattante per l’immaturità funzionale del sistema immunitario e del sistema gastroenterico nonché per una maggiore permeabilità intestinale.
Come si manifesta?
I sintomi con cui si manifesta sono diversi o di intensità variabile. Interessa soprattutto la cute, l’apparato gastroenterico e l’apparato respiratorio: se sono coinvolti due o più apparati, questo dato incrementa il sospetto di allergia alle proteine del latte vaccino.
È di estrema importanza distinguere tra reazioni immediate e reazioni ritardate: ma è anche possibile che nello stesso paziente si possa verificare una combinazione delle due.
Le reazioni immediate: si manifestano da pochi minuti a due ore dopo l’ingestione dell’alimento e sono mediate dalle IgE (immunoglobuline specifiche delle allergie).
Le reazioni ritardate: si manifestano entro le 48 ore successive all’ingestione.
Sintomi cutanei: orticaria, angioedema, peggioramento della dermatite atopica
Sintomi gastrointestinali: disfagia, reflusso, coliche, dolore addominale, vomito, diarrea, sangue nelle feci, anemia da carenza di ferro.
Sintomi respiratori: scolo nasale, respiro sibilante, tosse, dispnea.
Sintomi generali: anafilassi.
Come avviene la diagnosi?
Se la raccolta dei dati anamnestici depone per la presenza di una allergia IgE mediata, allora i test ematici sono utili per quantificare i livelli di IgE allergene-specifiche nel siero (latte vaccino). I risultati vanno sempre interpretati correttamente sia in base all’anamnesi raccolta, sia in base all’esito delle componenti molecolari allergeniche del latte vaccino. Infatti i test per gli allergeni estrattivi rilevano una probabile allergia al latte vaccino ma non prevedono la reattività al latte cotto. Dopo aver testato la risposta delle IgE specifiche per l’allergene estrattivo, i test per le componenti molecolari allergeniche del latte vaccino possono aiutare a valutare la reattività ai prodotti da forno e fornire ulteriori informazioni sulla probabilità di una persistenza dell’allergia. La caseina è la più resistente alla denaturazione termica rispetto alle altre componenti, per cui i pazienti con elevati livelli di IgE specifiche per la caseina, non tollerando il latte cotto, dovrebbero astenersi dal consumo di qualsiasi tipo di latte.
Trattamento per le allergie alle proteine del latte vaccino
I pazienti sospetti, di fronte a sintomi rilevanti, richiedono una dieta di eliminazione. Eliminare le proteine del latte vaccino significa sostituirle con formule idrolisate (catene proteiche brevi, più facili da digerire) o con formule amminoacidiche (catene proteiche scomposte in aminoacidi. Laddove però non è necessario intraprendere queste misure drastiche di fronte a sintomi assai gravi di allergia, è possibile secondo le nuove linee guida utilizzare il latte di riso.
Consigli per chi soffre di questo tipo di allergia
Il consiglio è quello di seguire le indicazioni fornite dal centro allergologico:
la dieta di eliminazione andrà seguita per un tempo limitato;
a distanza di 6- 12 mesi si valuterà la possibilità di eseguire in ambiente protetto ospedaliero un test di provocazione orale attraverso la somministrazione di prodotti da forno;
se il test verrà superato, in un secondo tempo si somministreranno piccole dosi incrementali di latte vaccino fino a raggiungere la tolleranza.
Inoltre, andranno evitati drink a base di latti vegetali in quanto non adeguati nutrizionalmente ad un bambino in crescita.
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