L’obesità infantile è un tema complesso e non completamente chiarito.
L’urgenza è però ovvia: sovrappeso e obesità precoci aumentano altrettanto precocemente il rischio cardiovascolare e metabolico.
Un position paper che è stato recentemente pubblicato dal Committee on Nutrition della EuropeanSociety for Paediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition (ESPGHAN), e che ha come prima firma quella di Elvira Verduci (Dipartimento di Scienze della Salute, Università di Milano), approfondisce, in una revisione completa, il ruolo che i fattori alimentari e lo stile di vita, compresa la sedentarietà, rivestono nello sviluppo dell’obesità infantile, dalla nascita all’adolescenza.
I primi 2 anni di vita
L’eziologia dell’obesità è complessa, soprattutto perché l’eccesso di peso può interessare ogni età della vita, sollecitato dalla forte interazione tra genetica e ambiente.
Uno degli esempi più noti riguarda l’allattamento al seno, la cui durata può essere condizionata da diversi fattori, compresa la condizione socioeconomica della madre (o della famiglia). Già di per sé, infatti, la condizione socioeconomica è uno dei fattori indipendenti da considerare nella valutazione complessiva del rischio di sovrappeso/obesità.
Se si considera l’allattamento con formule, molta attenzione va riservata all’apporto proteico, ma anche al corretto bilanciamento tra contenuto di grassi e di proteine nella formula stessa e a un’adeguata assunzione energetica totale quotidiana.
Al compimento del secondo anno di età, la scelta alimentare si fa completa e l’attenzione si sposta sul modello alimentare più adatto a mantenere in equilibrio la crescita ponderale.
Dieta Mediterranea.
Complessivamente, una maggiore consapevolezza familiare verso il modello mediterraneo e una più favorevole condizione socioeconomica si associano a una migliore qualità dell’alimentazione e a uno stile di vita meno sedentario, anche se non tutti gli studi concordano sul legame diretto tra adesione alla dieta mediterranea e ridotta prevalenza di sovrappeso/obesità.
Dieta Nordica.
La dieta nordica è il modello alimentare bilanciato che si basa sulle risorse tipiche dei Paesi del Nord Europa e, in particolare, sull’apporto di pesce grasso, vegetali, tuberi, frutti di bosco e oli di semi. Gli studi condotti sinora sulle ricadute della dieta nordica in bambini e adolescenti non si sono focalizzati sull’andamento ponderale, ma hanno comunque dimostrato una migliore qualità complessiva dell’alimentazione nei soggetti più aderenti a questo modello, con un minore apporto energetico quotidiano da grassi, bilanciato da un maggior apporto proteico, di vitamina D e iodio.
Dieta Vegetariana.
Gli studi su questo modello alimentare distinguono tra i possibili effetti della dieta latto-ovo-vegetariana, o LOV (che include latte e derivati, uova e miele) e di quella vegana stretta, o VEG, dalla quale sono esclusi tutti gli alimenti di origine animale, compresi ogni tipo di carne, latticini, uova e miele.
I pochi studi che hanno considerato la relazione tra l’aderenza a questi modelli alimentari e il rischio di sovrappeso, non hanno evidenziato differenze in termini di crescita tra bambini e ragazzi che seguivano un’alimentazione LOV o VEG e coetanei onnivori o comunque non-VEG. Va detto però, che la limitata varietà di alimenti associata a questi modelli può avere, un impatto negativo sull’apporto di energia, proteine, calcio, zinco, ferro, vitamina B12 e vitamina D.
Ruolo delle abitudini alimentari
L’indagine dell’ESPGHAN ha considerato anche il possibile ruolo che alcune abitudini alimentari rivestono nella modulazione dell’equilibrio ponderale.
Prima colazione
Il ruolo del consumo della prima colazione nella regolazione dell’assunzione energetica totale nelle 24 ore è ormai riconosciuto. Per questo motivo, l’abitudine di saltare la prima colazione è considerata uno dei principali fattori di rischio di obesità infantile.
Gli studi ne hanno dimostrato l’associazione positiva con il rischio di obesità, confermando quanto questa abitudine scorretta possa essere considerata un fattore predittivo di eccesso ponderale.
Consumo dei pasti in famiglia
Il documento ESPGHAN conferma che il consumo dei pasti in un contesto familiare è fortemente protettivo nei confronti dello sviluppo di sovrappeso/obesità infantile, ma che questo effetto si esaurisce con l’età. Non si può prescindere dalla palatabilità del cibo offerto al bambino e quindi dal suo grado di accettazione: le porzioni di cibi particolarmente graditi devono essere sempre calibrate, per evitare che il bambino ecceda nel consumo.
Sedentarietà e attività fisica L’OMS raccomanda che tutti i bambini e gli adolescenti fino a 17 anni pratichino quotidianamente attività fisica di intensità moderata-vigorosa e per almeno 60 minuti.
Infine, anche l’abitudine di mangiare davanti alla TV è risultata correlata all’aumento del rischio di sovrappeso durante l’infanzia e l’adolescenza. In conclusione, il documento ESPGHAN ribadisce la complessità dello sviluppo dell’obesità nei bambini e negli adolescenti e conferma la necessità di un approccio integrato da più componenti. La prevenzione, per risultare il più possibile efficace, deve però partire da una base solida e non derogabile, qual è la guida e l’esempio di un corretto comportamento alimentare da parte dei genitori.
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